Perché non possiamo non dirci darwinisti by Edoardo Boncinelli

Perché non possiamo non dirci darwinisti by Edoardo Boncinelli

autore:Edoardo Boncinelli [Boncinelli, Edoardo]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: EPUB9788858600283-97582
editore: Rizzoli
pubblicato: 2009-08-14T16:00:00+00:00


Figura 1. L’evoluzione del cavallo. Si possono seguire le trasformazioni della testa e delle zampe. I numeri sulla sinistra costituiscono un’indicazione approssimativa, in milioni di anni da oggi, dell’epoca nella quale sono vissuti gli esemplari illustrati.

Percorrendo questa serie evolutiva dall’Hyracotherium all’Equus si possono osservare molte trasformazioni secolari come l’aumento delle dimensioni del cranio e di tutto il corpo e la progressiva trasformazione degli arti e della dentatura. Accanto a queste trasformazioni che col senno di poi ci sembrano condurre da qualche parte, si possono però osservare innumerevoli tentativi di percorrere altre vie. Le specie di cui ci sono giunti i resti fossili, senza contare quelle delle quali non possediamo al momento alcuna documentazione concreta, testimoniano chiaramente di un continuo, quasi affannoso, tentativo di proporre nuove soluzioni evolutive. Solo pochissime di queste si sono rivelate valide, per pregi intrinseci o per puro caso, e hanno condotto al cavallo. Questo a sua volta non è l’unico mammifero di successo. È solo uno dei tanti che popolano il nostro pianeta. La storia evolutiva del cavallo, una delle meglio costruite e probabilmente emblematica di molte altre, non è che una successione di eventi individuati dal naturalista e collocati da questi in un ordine temporale significativo. Come questa se ne potrebbero individuare miriadi di altre: la stragrande maggioranza di tali storie non avrebbe un lieto fine ma rappresenterebbe un ramo morto. L’unico dato certo è la continuità per discendenza diretta di un certo numero di individui e il fatto, innegabile, che ci sia qualcuno che li sta studiando.

Un’altra applicazione molto conveniente del concetto di adattamento si può riscontrare nell’analisi dell’evoluzione delle caratteristiche di un organo specifico lungo una particolare linea evolutiva. L’elefante, per esempio, non aveva probabilmente alcuna necessità di possedere una proboscide. Ma dal momento che gli è toccata, la selezione ha fatto in modo che questo organo fosse sempre più utile, anche se nessuno conosce ancora tutte le sue potenzialità. Insomma, data una struttura o una funzione biologica, la selezione opera in modo da renderla sempre più adatta al suo ruolo. Ancora una volta possiamo dire che la selezione naturale rifinisce e perfeziona secondo criteri suoi propri ciò che il caso ha offerto e messo in campo.



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